La Formula 1 è l’apice degli sport motoristici, lo stato dell’arte della tecnologia e della velocità. Uno sport dall’audience globale in grado di unire magistralmente alta tecnologia, innovazione, marketing e intrattenimento.
Gli ultimi trent’anni di questo sport sono stati caratterizzati da una rapidissima evoluzione sotto il profilo di organizzazione, sicurezza e tecnologia. Quando l’elettronica è entrata prepotentemente a far parte di questo sport, anche il volto delle squadre è cambiato: gli ingegneri hanno assunto un ruolo primario all’interno dei vari dipartimenti e questo ha contribuito a elevare la Formula 1 allo sport tecnologico per eccellenza che conosciamo oggi, dove la raccolta e l’analisi dei dati è cruciale e può segnare la differenza tra una vittoria gloriosa o una bruciante sconfitta. Basti pensare che in un solo fine settimana di gara, ogni team è in grado di raccogliere qualcosa come 1 terabyte di dati provenienti dai circa 300 sensori sparsi sulle proprie monoposto. Una moltitudine di informazioni che viene trasmessa agli ingegneri e che consente di controllare le condizioni della vettura in tempo reale.
Poiché ogni team può disporre per regolamento di un numero limitato di persone in pista, gran parte dell’analisi dei dati è demandata alle cosiddette operation room approntate nelle factory dei vari team. Tutte queste informazioni vengono utilizzate anche tra una sessione e l’altra per poter migliorare le performance, utilizzando anche sistemi di simulazione avanzati. Più di recente, la Formula 1 ha anche introdotto dei sensori per la rilevazione biometrica dei parametri vitali dei piloti, quali battito cardiaco, pressione sanguigna e saturazione: in caso di incidente, i medici possono avere una prima panoramica delle condizioni dei piloti ancor prima di poterli soccorrere fisicamente.

La raccolta dei dati in tempo reale rappresenta un asset strategico anche per il broadcasting, tanto che una grande mole di informazioni come tempi sul giro, distacchi, consumo delle gomme, uso di acceleratore e freno, strategie e comunicazioni radio tra team e pilota, sono diventati parte della narrazione della gara, a tutto vantaggio del telespettatore che può comprendere aspetti altrimenti non comprensibili. E più passa il tempo, più questo sport attinge a piene mani dall’analisi predittiva dei dati e dal machine learning, al punto che Formula 1 ha di recente stretto delle partnership strategiche con colossi tecnologici, quali per esempio Amazon Web Services.
La tecnologia ha trasformato irrevocabilmente l’esperienza degli appassionati di Formula 1. Grazie all’analisi dei dati raccolti in tempo reale e quelli archiviati su Amazon S3, ora è possibile per tutti accedere a informazioni e dettagli sulle strategie che fino a qualche anno fa erano comprensibili solo agli addetti ai lavori. Questa abbondanza di dati non solo arricchisce l’esperienza degli appassionati, offrendo una lettura più approfondita dell’evoluzione della gara, ma fornisce anche un supporto inestimabile per coloro che devono raccontare l’azione in pista, sia in televisione che su altri media, con un conseguente miglioramento della fruizione globale.
I commentatori tv hanno a disposizione, oltre al cronometraggio classico, anche il sistema GPS, una panoramica sulle gomme a cui si aggiungono un monitoraggio delle performance in gara, sulle strategie, sul consumo di energia e così via. Ma i sistemi di analisi si espandono anche oltre e permettono di poter analizzare l’evoluzione delle auto nel corso di una determinata stagione o di anno in anno. Questo è un KPI importantissimo per i team, ormai a disposizione dei media.
La collaborazione tra AWS e la Formula 1 ha rivoluzionato completamente l’analisi dei dati e sta modellando il futuro di questo sport. La definizione dei nuovi regolamenti tecnici, per esempio, si avvale ora del cloud computing ad alte prestazioni (HPC) e della tecnologia della fluidodinamica computazionale (CFD).
Insomma, tutto ciò che è legato al motorsport porta con sé un’enorme quantità di dati. Eppure, fino poco più di sei anni fa, questa cultura dell’insight paradossalmente non trovava sufficiente spazio nella gestione degli aspetti commerciali, lacuna che ha contribuito a causare una delle crisi più grandi nella storia di questo sport, con un’emorragia di spettatori mai vista prima: il 40% in meno in appena 8 anni. Complice una gestione patriarcale a opera di Bernie Ecclestone, l’ex venditore di auto che ha trasformato questo sport in un fenomeno mondiale, ma che ha rischiato anche di arenarlo per via di una visione anacronistica e un modello di business complicato da scalare ulteriormente. Un contesto difficile in cui però si inserisce magistralmente Liberty Media, che alla fine del 2016 acquisisce l’intera proprietà della Formula 1. Un’operazione stimata in circa 8 miliardi di dollari.
Questo è il punto di rottura con il passato. Liberty Media elabora una strategia diametralmente opposta a quella seguita da Ecclestone: nasce così il primo vero reparto marketing della Formula 1; vengono commissionate le prime ricerche di mercato e si abbattono gran parte delle restrizioni sui media digitali, con l’obiettivo di coinvolgere gli appassionati soprattutto attraverso i Social Media. In gioco c’è il rilancio globale della Formula 1 e un obiettivo economicamente succulento, ossia conquistare il mercato americano, storicamente restio a cedere al fascino della massima Formula. Un lavoro a lungo termine che, a sei anni dalla prima pietra, sta però dando i suoi frutti con numeri più che incoraggianti.
Il rilancio della Formula 1 è oggi un caso studio eccellente, soprattutto per il grande lavoro data-driven a ogni livello, in pista come nella comunicazione.
Una strategia data driven nel marketing è di fondamentale importanza perché pone i dati al centro delle decisioni, permettendo alle risorse umane che guidano le imprese di interpretare e reagire ai comportamenti e alle preferenze dei consumatori in tempo reale. In un mercato guidato ormai da tempo guidato da dati, le aziende e i professionisti che sanno sfruttare queste informazioni hanno un vantaggio competitivo significativo perché riescono a personalizzare l’esperienza del cliente, ottimizzare le campagne pubblicitarie e migliorare il ROI.