Trend & Insight

Formula 1, un business globale

Ferrari e Red Bull in lotta nel GP di Las Vegas 2023

di Davide Reinato
Pubblicato il: 08/12/2023

Oltre a essere uno sport iconico, la Formula 1 è un prodotto d’intrattenimento. Il detentore dei diritti commerciali – Liberty Media – non possiede nessuno dei tracciati in cui si corre, né si occupa dell’organizzazione e promozione delle gare, eccezion fatta per il recente investimento di Las Vegas.

Il modello di business si basa essenzialmente su tre attività principali: le fee milionarie che pagano circuiti e promotori per poter organizzare un Gran Premio, i proventi della vendita dei diritti televisivi e i lauti compensi garantiti da sponsorizzazioni e partnership con società che hanno interesse a legare il proprio nome a quello della Formula 1. Vediamoli un po’ più da vicino.

Hosting Fee

Il core business della Formula 1 è indubbiamente la competizione. Organizzare un Gran Premio non è certamente economico, né logisticamente semplice. Ma questo sport è seguito da circa 500 milioni di persone in tutto il mondo e basta a renderlo appetibile a finanziatori vari, tra cui sempre più spesso compaiono anche i governi locali che comprendono la crescente importanza dell’indotto economico di una gara, sia nel breve termine che nel medio-lungo periodo. Non a caso, la F1 è considerata una delle migliori promozioni turistiche al mondo.

Se vi state chiedendo quanto costa effettivamente ospitare una gara, la risposta è semplice: non c’è un listino prezzi definito e le trattative sono sempre super-riservate. In nessun modo i promotori della gara possono svelare al pubblico i dettagli dell’accordo. Tuttavia, proprio per il coinvolgimento della pubblica amministrazione, è diventato più semplice avere un’idea piuttosto precisa degli importi delle quote annuali. Attualmente a pagare il conto più salato è il Medio Oriente: il Qatar ha raggiunto un accordo per ospitare il circus fino al 2033 con un contratto da 55 milioni di dollari a stagione, la stessa cifra sborsata dall’Arabia Saudita per la gara di Jeddah. Il Bahrain investe 45 milioni di dollari all’anno, mentre Abu Dhabi 40. E, per quanto ci riguarda, siamo quelli che al momento pagano meno: 25 milioni di euro per il GP d’Italia a Monza e 20 per il GP dell’Emilia-Romagna a Imola.

Esistono comunque delle eccezioni, come il GP di Miami: per l’organizzazione della gara in Florida non è prevista alcuna fee, poiché si tratta di un appuntamento particolarmente strategico nell’ottica dell’espansione della Formula 1 in USA. Trattamento simile per Las Vegas dove, per la prima volta in assoluto, è stato lo stesso detentore dei diritti commerciali a investire per organizzare l’evento. Ma questi accordi non sono certo una novità, perché nell’era Ecclestone – per esempio – il GP di Monaco ha sempre goduto di accordi privilegiati e condizioni economiche particolari.

Mediamente, comunque, la Formula 1 incassa da ogni evento 31,5 milioni di dollari, per un giro d’affari complessivo quantificabile in oltre 700 milioni di dollari all’anno.

Diritti TV

L’altro grande centro di ricavo della Formula 1 è determinato dalla vendita dei diritti televisivi. Già asso nella manica nell’era Ecclestone, permette ancora oggi di poter generare interessanti profitti che – alla luce della crescente popolarità del circus – sono destinati ad aumentare. Mentre in passato era il broadcaster del paese ospitante a dover curare la produzione televisiva dell’evento, dal 2004 questa viene interamente gestita da Formula One Management, che ora produce il “World Feed” in 4K HDR, ad altissima risoluzione.

In tema di diritti tv è bene anche sottolineare che si tratta di un periodo particolarmente delicato poiché il trend vede la Formula 1 continuare a fare l’occhiolino alla Pay-TV, a scapito della Free-To-Air. Un’eterna lotta che apre scenari davvero complessi, che meriterebbero un approfondimento a parte. In estrema sintesi, concedere i (costosi) diritti ad esclusivo appannaggio della Pay-TV rischia di limitare il potenziale pubblico dello sport. A lanciare l’allarme è la stessa European Broadcasting Union: in un rapporto commissionato alla Ampere Analysis, evidenzia come la portata di uno sport diminuisce fino al 68% quando questo passa totalmente alla pay-tv. Cifre che infatti trovano corrispondenza nei numeri effettivi, come è già accaduto in Germania nel 2021. Nonostante l’epica battaglia tra Lewis Hamilton e Max Verstappen abbia infiammato gli appassionati, in Germania i telespettatori sono crollati: dai 4,5 milioni del 2020 a meno di un milione nel 2021. Nonostante ciò, i vertici della Formula 1 si sono detti soddisfatti dei risultati economici raggiunti, poiché la vendita dei diritti televisivi alla pay-tv garantisce un introito cospicuo, ben maggiore rispetto ai canali Free-To-Air. Molti analisti sostengono che questo trend porterà la Formula 1 a diventare uno sport seguito solo da uno zoccolo duro di appassionati, mentre Liberty Media continua a rilanciare la tesi opposta, tranquillizzati dai dati che parlano sì di un calo di spettatori, ma nessuna perdita di engagement sui canali digitali, a testimoniare l’immutato interesse per la categoria.

I ricavi dei diritti tv sono così destinati ad aumentare, contestualmente al crescente interesse per questo sport. È così anche nell’ambitissimo mercato americano, dove la Formula 1 sta provando a raccogliere quanto seminato in questi anni: l’obiettivo è portare i ricavi in USA a 75 milioni di dollari a stagione. Per usare le parole di Stefano Domenicali – attuale CEO della Formula 1 – “siamo solo all’inizio di un lungo viaggio con tante opportunità”.

La già rispettabile media di 600 milioni di dollari a stagione, dunque, è destinata ad aumentare.

Sponsorizzazioni e altre entrate

Il terzo centro di ricavo per la Formula 1 è dato dalle sponsorizzazioni. Allargare ulteriormente le occasioni di business per le aziende che vogliono legare il proprio nome a quello dello sport – e non a una singola squadra – è tra gli obiettivi che Liberty Media si è subito data una volta assunto il pieno controllo della categoria.

Velocità, innovazione, lavoro di squadra, alta tecnologia: sono solamente alcuni dei valori che accomunano i brand più prestigiosi al mondo alla Formula 1, utile sia come strumento di comunicazione B2C ma particolarmente efficace anche in ambito B2B. Diventare sponsor della Formula 1 permette alle aziende di creare delle esperienze uniche a seconda delle necessità del brand stesso. Non è solo una questione di mera immagine: chiunque sia coinvolto in questo sport ha come obiettivo di mostrare la superiorità del proprio prodotto o servizio su scala globale. E il ringiovanimento dell’audience ha reso la sfida ancor più interessante.

Tra le attività che contribuiscono ai guadagni della Formula 1 ce ne sono alcune più piccole, ma altrettanto importanti. Le Junior Series – Formula 2 e Formula 3 – sono sicuramente tra queste, ma vengono gestite attraverso la Formula Motorsport LTD e non direttamente dalla Formula One World Championship Limited. C’è poi tutto un filone legato alle licenze per l’utilizzo del marchio “F1”, al merchandising e alla vendita degli esclusivi pacchetti “Experience”, pensati per chi vuole vivere un weekend di gara come un vero VIP. Un microcosmo di attività che fanno fluire nelle casse della compagnia altri 400 milioni di dollari all’anno.

I costi principali

Oltre alla gestione operativa di una società con 500 dipendenti, l’unico vero grande costo per la Formula 1 è il montepremi da pagare ai team, che ammonta al 63% dei profitti lordi.  A determinare la squadra vincitrice del campionato è la Classifica Costruttori che viene stilata sommando i punti ottenuti a ogni gara dalle due monoposto di ogni team. Chi vince si porta a casa mediamente 120 milioni di dollari, mentre l’ultimo classificato potrà godere di poco più di 50 milioni. La cifra varia anche sulla base dei bonus definiti dal Patto della Concordia che determina un plus economico per alcune squadre storiche, più uno esclusivo riservato alla Scuderia Ferrari, unica squadra sempre presente in pista dal 1950 a oggi.

BizBulletin è la nostra newsletter

Ottieni il tuo pass "All Access" per accedere ai contenuti esclusivi riservati ai membri della nostra community. Potrai prendere parte ai nostri webinar, scaricare case study e restare aggiornato prima degli altri su trend & insight del settore.


Davide Reinato

Digital Marketing Manager | 10+ anni in F1 🏁 Una lunga esperienza nel marketing digitale e nella motorsport industry arricchita dal coinvolgimento in Formula 1, dove precisione, velocità e intuizione sono la quotidianità. Un ambiente competitivo che mi ha insegnato a pensare spesso fuori dagli schemi, ottimizzando ogni singolo aspetto per garantire performance elevate e risultati misurabili.

Articoli Correlati

Trend & Insight

Il modello del Continuum psicologico nel motorsport

Una delle cose che mi appassiona di più, durante le fasi preliminari di un progetto, è conoscere quanto più possibile i segmenti di pubblico da...

Trend & Insight

AI Influencer, cosa imparare dal flop della Mahindra

Le intenzioni erano buone, ma tempi e modi forse no. Ecco cosa possiamo imparare dal caso Mahindra ...

Trend & Insight

Piloti e Personal Branding, qualche consiglio per iniziare

I quattro pilastri della buona comunicazione online per un pilota...