Nell’agosto del 2023, il ceo di Renault – Luca De Meo – nel corso di un incontro con la stampa ha detto: “Alpine in F1 diventerà la Ferrari francese”. Una frase invecchiata male, considerando come sono andate le cose poco più di un anno dopo. Alpine ha infatti ufficializzato l’interruzione del programma di sviluppo motori per la Formula 1 alla fine del 2025.
Questo annuncio è davvero un duro colpo per questo sport, perché chiude un capitolo lungo quasi cinquant’anni. Quando Renault entrò in F1 nel 1977 lo fece con un progetto ambizioso, una sfida tecnologica su scala nazionale, paragonabile a quella di Matra o persino al Concorde. Il suo motore turbo non era solo un’idea della Casa della Losanga, ma un vero e proprio sforzo collettivo che coinvolgeva la Elf – che vedeva nella Formula 1 un’opportunità unica per mostrare al mondo i suoi carburanti all’avanguardia – e la stessa Michelin, pronta a imporsi con la sua rivoluzionaria tecnologia di pneumatici a carcassa radiale. Insomma, era un sogno francese a tutti gli effetti. Un’attività che negli anni ha portato alla conquista complessiva di 12 titoli costruttori e 11 piloti, l’ultimo con Red Bull Racing nel 2013.
Perché una decisione così drastica, che suona come un ripudiare sé stessi? La risposta potrebbe stare tutta nei numeri: Alpine potrà risparmiare circa 120 milioni di euro all’anno, dato che acquistare motori da un fornitore esterno (si vocifera Mercedes) costerà all’incirca 20 milioni di euro a stagione. Il CEO Luca De Meo e il consulente esecutivo Flavio Briatore potrebbero aver fatto i conti su queste cifre, considerando anche il crollo del 70% dei profitti registrato nel 2023 rispetto all’anno precedente. La principale causa di queste perdite è la cronica mancanza di competitività del team, un problema che rischia di persistere anche l’anno prossimo a causa del congelamento dei motori. Di fronte a una situazione così delicata, prendere una direzione diversa sarebbe stato troppo rischioso? Le ipotesi sul tavolo erano diverse, ma pare che tutte siano state scartate per perseguire quella che stiamo commentando in queste ore.
Ma c’è di più: questa scelta potrebbe esser stata fatta guardando un po’ più avanti del 2026 e potrebbe prevedere un’ipotetica vendita del team. La scelta di rinunciare alla produzione interna delle power unit per affidarsi a un fornitore esterno sembra somigliare a una strategia di uscita pianificata dai vertici di Parigi, con l’obiettivo di vendere la squadra tra qualche anno. A onor del vero, Luca De Meo ha sempre smentito questa ipotesi, ma è innegabile che cedere il team di Enstone risulterebbe molto più semplice con questa nuova struttura, piuttosto che dover gestire un pacchetto completo che include sia la progettazione del telaio che quella del motore, con tutti gli oneri del caso.
Probabilmente questa è stata la scelta più logica per rispondere alla dura realtà dei numeri, ma così facendo si è messa fine a un capitolo glorioso della storia della Renault in Formula 1. Un vero peccato.